I Disturbi dello spettro autistico
I disturbi dello spettro autistico (ASD) rappresentano una grave compromissione del neurosviluppo con un’incidenza notevolmente elevata e costituiscono una grande sfida per la salute pubblica. Il Ministero della Salute ha stimato che in Italia 1 bambino su 77 (età 7-9 anni) è affetto da autismo. Le tradizionali caratteristiche diagnostiche e cliniche degli ASD sono rappresentate da difficoltà nelle abilità comunicative e sociali e dalla presenza di interessi limitati e comportamenti ripetitivi. Da studi recenti, è emerso che i bambini con ASD spesso presentano risposte comportamentali insolite a stimoli sensoriali (fino all’87% degli individui). Le problematiche di elaborazione sensoriale possono assumere molte forme e sono generalmente suddivise in tre modelli principali:
- iper-sensibilità sensoriale (reazioni negative a bassi livelli di stimoli ambientali generalmente considerati innocui)
- ipo-sensibilità sensoriale (risposte diminuite o assenti agli stimoli, compreso il dolore)
- ricerca sensoriale (forte desiderio di un particolare tipo di esperienza sensoriale)
In particolare, disturbi legati alla percezione tattile, olfattiva e di comportamento alimentare sono caratteristici nei bambini affetti da tale patologia.
Autismo e disturbi intestinali
Le problematiche in ambito nutrizionale legate agli ASD includono anche disturbi a carico dell’apparato digerente. In particolare, molti studi hanno dimostrato l’esistenza dell’associazione tra autismo e disturbi gastrointestinali (GI) sebbene la natura di tale associazione sia ad oggi poco chiara. I bambini ASD risultano essere da sei a otto volte più sensibili a dolore addominale, diarrea, flatulenza e stitichezza rispetto ai soggetti con normale sviluppo cognitivo. La prevalenza di tali sintomatologie varia tra il 24 e il 70%, a seconda del range dell’età dei partecipanti e dei criteri di diagnosi. In particolare tali sintomi vengono a loro volta utilizzati come diagnosi dei cosiddetti disordini funzionali gastrointestinali (DFGI). I DFGI sono ad oggi riconosciuti come disordini dell’interazione cervello-intestino, caratterizzati da anormalità fisiologiche e morfologiche che spesso si verificano in combinazione e includono disturbi di motilità, ipersensibilità viscerale, alterata funzione mucosale e immune, alterato microbiota intestinale e alterata elaborazione del Sistema Nervoso Centrale (SNC).
Il legame tra microbiota intestinale e autismo
Negli ultimi anni la ricerca si è incentrata sull’alterazione della comunità microbica del tratto gastrointestinale e la relazione con l’autismo. I batteri che popolano l’intestino, infatti, possono influenzare alcune attività del cervello attraverso la secrezione di sostanze o la regolazione del sistema immunitario, agendo proprio sull’asse intestino-cervello. Dai risultati di diversi studi è emerso che i trapianti di microbiota fecale da individui con normale sviluppo cognitivo a persone con ASD sembrano migliorare i tratti comportamentali e psicologici di questi ultimi. Sembrerebbe che la presenza di carenze enzimatiche in bambini con ASD non permetterebbe loro di metabolizzare alcune sostanze tossiche dell’ambiente esterno. Le modificazioni della comunità batterica e l’incapacità di eliminare dal corpo tali composti nocivi potrebbe contribuire a causare una disfunzione mitocondriale correlata ad alterazioni del cervello e altri tessuti.
L’efficacia terapeutica dell’impiego di probiotici nel trattamento di malattie intestinali e non, è ormai già nota, infatti anche alcune ricerche recenti hanno evidenziato il loro potenziale nel modificare positivamente l’equilibrio del microbiota intestinale, grazie alla produzione di sostanze in grado di interagire con il sistema immunitario e nervoso. Partendo da questa basi, numerosi studi hanno studiato e stanno tuttora valutando gli effetti dell’assunzione di batteri probiotici da parte di bambini con autismo, sia sulla composizione della comunità batterica intestinale che su altri biomarker associati al SNC. I risultati promettenti ottenuti potrebbero essere d’aiuto per lo sviluppo di nuove terapie non farmacologiche a base di batteri probiotici, complementari a quelle già disponibili per i soggetti autistici basate sul supporto psicologico e sull’uso di farmaci, attraverso l’asse intestino-cervello.
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