Stress e cortisolo
Il Natale si avvicina a grandi passi, e se la nostra immaginazione raffigura una scena illuminata da luci calde, con la tavola rallegrata dalle bacche rosse del pungitopo e dai riflessi dorati del servizio buono, il profumo delle bucce d’arancia nell’aria, un’atmosfera di rilassata e cordiale convivialità, e soprattutto la messa al bando dei sensi di colpa per un saldo calorico esagerato, il percorso per arrivare alla meta si presenta alquanto accidentato.
Fra sprint finale al lavoro per chiudere le attività in sospeso, ansia da regalo per parenti prossimi o remoti, fondati timori di finire seduti a tavola proprio di fronte al cugino antipatico, più che con le calorie potremmo avere qualche problema col cortisolo.
Il cortisolo è detto anche ‘ormone dello stress’, perché livelli aumentati si riscontrano in caso di forte stress psico-fisico, vita frenetica e irregolare o dopo attività fisica molto intensa, e in generale il suo ruolo è inibire le funzioni corporee non indispensabili nel breve periodo, garantendo il massimo sostegno agli organi vitali: aumenta la gittata cardiaca, la glicemia, incrementa la gluconeogenesi epatica, stimola la secrezione di glucagone e riduce l’attività dell’insulina. Inoltre, riduce le difese immunitarie.
La secrezione del cortisolo è controllata dall’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, e viene regolata dal ritmo circadiano del ciclo sonno-veglia, con un picco massimo nelle prime ore del mattino, tra le 6 e le 9, seguito da un progressivo rallentamento lungo la giornata per raggiungere il minimo verso mezzanotte.
Fin qui tutto bene. Ma cosa succede quando siamo sottoposti a una condizione prolungata di stress, che forza il nostro organismo a secernere cronicamente elevati livelli di cortisolo?
Come effetto collaterale di un aumento cronico di cortisolo si ha l’accelerazione dell’insorgenza dell’osteoporosi; in assenza di zuccheri, favorisce il catabolismo proteico e la mobilitazione e l’utilizzo degli acidi grassi, ma in alcuni distretti stimola la lipogenesi: stimola lo sviluppo del tessuto adiposo sottocutaneo, soprattutto nel tronco e nell’addome.
Una condizione stabile di ipercortisolismo può portare a ipertensione, alopecia, debolezza muscolare, alterazioni del ciclo mestruale, infezioni ricorrenti, calo della libido, osteoporosi, cefalea, depressione, invecchiamento precoce.
Misurare e controllare il cortisolo
Ipersensibilità al dolore, come ad esempio mal di schiena e dolori muscolari, difficoltà a prendere sonno e stanchezza cronica, accumulo di tessuto adiposo intorno all’addome, vulnerabilità a raffreddore e infezioni, calo del desiderio sessuale sono sintomi di una eccessiva produzione di cortisolo.
Quantificare la presenza di cortisolo nell’organismo è molto facile: il test di valutazione degli equilibri ormonali di NatrixLab si basa sul prelievo salivare, che innanzitutto… non sottopone a stress da prelievo!
A parte questo non trascurabile vantaggio, dal punto di vista biologico occorre sapere che gli ormoni sono in grado di oltrepassare passivamente la membrana delle ghiandole salivari, raggiungendo la saliva.
La quota di ormone che vi si ritrova corrisponde a all’ormone “libero”, quindi non legato ad altre proteine: la percentuale, appunto, che corrisponde alla parte attiva degli ormoni circolanti.
Se, dopo aver fatto il test, riscontriamo livelli troppo elevati di cortisolo, oltre a quanto abbiamo detto parlando di radicali liberi e stress ossidativo, sarebbe buona norma:
- Evitare il cibo spazzatura e prediligere i carboidrati non raffinati, le proteine (pesce, bianco d’uovo, carne bianca), le fibre alimentari;
- Ridurre al minimo il consumo di sigarette, alcol, caffè, farmaci e sostanze stupefacenti;
- Fare attività fisica;
- Dormire bene e a orari regolari.
Anche concentrarsi più sulla bontà del cibo che sul commensale antipatico potrebbe essere d’aiuto, non foss’altro per mantenere vivo l’antico detto che ‘a tavola non si invecchia mai’.